19 settembre 2012

La sfrontatezza del nulla


Qualcosa che mi affascina molto è la sfrontatezza. Ci sono situazioni che andrebbero affrontare con un certo pudore e con evidente imbarazzo. Si pensi a qualcuno che sta amministrando una comunità da oltre vent’anni e che non può certo considerarsi estraneo a tutti i problemi causati proprio dal modo in cui si è deciso di governare lo sviluppo di quel paese. Quel qualcuno dovrebbe abbassare lo sguardo ogni volta che incrocia quello di un cittadino che sarà costretto – con i propri soldi – a pagare gli enormi danni economici (e non parliamo di quelli ambientali) derivanti da una gestione sconsiderata della cosa pubblica. Quel qualcuno dovrebbe sentirsi in terribile imbarazzo al pensiero che prima o poi potrebbe trovarsi a spiegare che, sempre per sanare i guai, si sta pensando di vendere gli immobili di proprietà del comune, ossia di tutti noi. Quegli stessi locali che tante volte sono stati negati alle associazioni senza una plausibile ragione, se non quella di aver voluto amministrare il paese come se fosse una proprietà privata. Ecco, quel qualcuno dovrebbe, quantomeno, dare piena disponibilità di dialogo e di interlocuzione con i cittadini e con i loro rappresentanti, a cominciare dai consiglieri comunali di opposizione. Magari per spiegare le ragioni di alcune scelte, lo stato dell’arte di determinate situazioni più critiche (non solo quella dei depuratori). E non per cortesia istituzionale. Ma semplicemente perché ci sono precise norme di legge – nonché disposizioni statutarie - che prevedono l’obbligo di rispondere alle interrogazioni consiliari e di calendarizzare le mozioni eventualmente presentate. Ebbene il nostro sindaco si è guardato bene non solo dal convocare un consiglio comunale per ottemperare ai propri doveri, ma quando si è trovato costretto a convocarne uno per approvare un atto non più differibile (il rinnovo della convenzione col segretario comunale) ha avuto la sfacciataggine di inserire un solo punto all’ordine del giorno. Lasciamo perdere il bilancio comunale che, come avevo facilmente previsto, verrà rinviato il più possibile, ma almeno avere il senso di responsabilità di confrontarsi sulle numerose questioni sollevate dall’opposizione. Niente da fare. Non è un caso, infatti, che Alfredo Galli abbia deciso di non procedere alla nomina di un presidente del consiglio comunale. Una figura che non c’era e che era stata imposta, nella scorsa legislatura, per sistemare gli equilibri interni della coalizione. I maligni sostengono che servisse anche per togliere la conduzione del consiglio comunale ad un sindaco così poco stimato dalla sua stessa maggioranza da essere stato scaricato dai suoi stessi alleati nella consiliatura successiva. Ovviamente Alfredo Galli fa e disfa come meglio crede e non c’è statuto o regolamento da cui si senta vincolato. Lui è il sovrano - legibus solutus per definizione - e quindi non rende conto a nessuno del suo operato. Sarà per questo che preferisce non rispondere alle interrogazioni, magari è anche convinto che, non affrontandoli, i problemi scompaiano. Una vecchia e consolidata tecnica che, forse, funzionava in passato, quando il confine tra maggioranza ed opposizione era più incerto. Non adesso. Non certo con Legalità e Trasparenza. E le domande continueremo a farle, anche se scomode, anche se indigeste. E i cittadini, ormai, non ci mettono molto a capire che, dietro ad ogni silenzio, non c’è solo l’atteggiamento arrogante di chi diserta il confronto, c’è ben altro: il nulla.

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