9 giugno 2017

S’è girato i monno

Avrei volentieri evitato di entrare nella polemica sollevata dal miserabile volantino anonimo diffuso in lungo e in largo per il paese pieno di veleno nei confronti non solo dei candidati della lista n. 4, ma anche di chi in qualche modo deve avere commesso l’imperdonabile errore di “schierarsi”, più o meno manifestamente, a favore della coalizione guidata da Danilo Giovannoli. Ne avrei fatto volentieri a meno, ma trovo stupefacente che adesso il volantino si trasformi in un pretesto per attaccare ancora una volta proprio la lista Labico bene comune. “Sì, vabbé il volantino – è l’ardita tesi – ma quanto è brutta questa cosa che si facciano collegamenti più o meno espliciti ai propri avversari”. I quali, a quanto pare, si destano ora dal sonno virginale di coloro ai quali Biancaneve “je spiccia casa”. Proviamo dunque a mettere in fila alcune considerazioni.
  1. Il volantino è la sommatoria disgustosa e vomitevole di insinuazioni, allusioni, mistificazioni, insulti, anche squallidamente sessisti, che nel complesso integra senza se e senza ma un chiaro reato di diffamazione.
  2. Dei tre candidati sindaci avversari, uno solo (a quanto mi risulta), Fausta Ledda del Partito Comunista, ha espresso solidarietà nei confronti della lista n. 4, un altro ha semplicemente detto qualcosa tipo “non sono stato io” e il terzo – quello che ci ha tenuto a spiegare il significato della parola “diffamazione” – ha fatto finta o non si è accorto di niente.
  3. Prima ancora dei candidati sindaci, ciò che è davvero inquietante è il silenzio assordante del sindaco attuale, al secolo Alfredo Galli. Il primo cittadino avrebbe il dovere morale di intervenire al verificarsi di quello che giudico un vero e proprio attentato alle regole della civile convivenza democratica. Il nostro, invece, se n’è rimasto tranquillo e beato nel Palazzo. Un vero sindaco sarebbe corso dai carabinieri e avrebbe presentato lui una querela per diffamazione, perché quell’atto ingiurioso ha colpito non i singoli cittadini bersaglio dell’anonimo estensore del volantino, ma un’intera comunità, la “sua” comunità, la comunità di cui lui è – dovrebbe essere – il punto di riferimento e il garante. Perché non è intervenuto? Perché non ha espresso una dura censura nei confronti dell’autore del gesto? Perché ha lasciato che poche settimane prima venissero regolarmente affissi ben due manifesti anonimi finalizzati a screditare la lista Labico bene comune? Per incapacità, indolenza, menefreghismo? Qualcuno potrebbe addirittura leggere nell’inerzia del sindaco un atteggiamento implicitamente collusivo.
  4. Trovo preoccupante che molti – soprattutto tra i candidati e sostenitori di altre liste – tendano a sottovalutare la gravità di quanto avvenuto. Perché questo genere di episodi minano le basi del confronto democratico. Perché non si può parlare di un paese civile, libero e democratico se un cittadino (non dico un candidato consigliere, ma un semplice cittadino) non ha il diritto di esprimere la propria personale opinione a favore di uno schieramento, perché altrimenti rischia di essere messo alla berlina da un infamante foglietto di carta. Perché a quel punto non è importante che quello c’è scritto sia vero, verosimile o falso. Conta che in qualche modo si possa instillare il dubbio che in fondo qualcosa di vero ci sia, soprattutto se si ha l’abilità di mescolare mezze verità o riferimenti a fatti reali, perché una volta che hai mischiato merda e farina, non è che sia facile separarle.

In tutto questo, l’attività prevalente rimane quella di fare le pulci ai candidati e simpatizzanti della Lista n. 4. Come si dice a Labico “S’è girato i monno”. Ma non preoccupiamoci. Alle 23 di domenica 11 giugno succederà davvero.

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