15 maggio 2017

Più tradizione che progresso

Qualcosa non quadra. C’è una legge nazionale che disciplina le modalità di svolgimento della campagna elettorale. La norma ha l’obiettivo di garantire il più possibile l’equilibrio tra le forze in campo e stabilisce regole ben precise di comportamento a cui tutti si dovrebbero attenere. Il primo onere stabilito dalla legge è in capo all’amministrazione comunale che ha l’obbligo di “stabilire in ogni centro abitato speciali spazi da destinare, a mezzo di distinti tabelloni o riquadri, esclusivamente all'affissione degli stampati, dei giornali murali od altri e dei manifesti, avendo cura di sceglierli nelle località più frequentate ed in equa proporzione per tutto l'abitato”. In questo modo tutti i concorrenti potranno affiggere i propri manifesti negli appositi spazi. Questo evita spreco di risorse e di tempo e contribuisce a mantenere il decoro della città. Inutile dire che la nostra amministrazione comunale non ha ancora provveduto.

La stessa legge impone alcune limitazioni, sempre con la finalità di garantire il massimo equilibrio nella competizione elettorale. Tra queste c’è l’espresso divieto di “ogni forma di propaganda elettorale luminosa o figurativa, a carattere fisso in luogo pubblico”. E chi ha – almeno a mio avviso – violato palesemente questo divieto? Proprio la lista che si è dichiarata in continuità con l’attuale amministrazione, con un mega manifesto decisamente molto visibile. Talmente visibile da destare stupore che nessuno degli organi competenti se ne sia ancora accorto.

In attesa del ritorno alla legalità, c’è qualcuno che trae indebito vantaggio da questa situazione. Per fortuna l’11 giugno si volta pagina.



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