23 novembre 2016

L'azzardo costituzionale

Non bisognerebbe mai fare delle riforme sulle regole - che siano quelle elettorali o la Costituzione – basate sulla contingenza, e quindi sulla convenienza, di chi ha, in quel momento, i numeri per decidere (tralasciando valutazioni su come si siano ottenuti quei numeri). Questa riforma della Carta Costituzionale (unita alla legge elettorale imposta al Parlamento con il voto di fiducia) sembra invece frutto di un chiaro calcolo politico. In caso di vittoria del SI alle prossime elezioni per il Parlamento tutto sarà nelle mani di un solo partito, il cui consenso stimato si aggira intorno al 30 per cento.
Quel partito, in caso di vittoria (peraltro probabile) alle elezioni, avrà la possibilità di mettere una persona di fiducia alla Presidenza della Repubblica (prima carica dello Stato), una persona di fiducia alla Presidenza  della Camera (che col nuovo assetto diventa la seconda carica dello Stato), una persona di fiducia alla Presidenza del Senato (terza carica dello Stato), un numero compreso tra otto e dieci (bisognerà vedere come verranno gestiti i rapporti di forza nei due rami del Parlamento) persone di fiducia alla Corte Costituzionale (dove quindi avranno la maggioranza assoluta). Verranno pertanto occupati tutti i ruoli di garanzia e di controllo con buona pace di quell’equilibrio tra i poteri che è alla base delle sane istituzioni democratiche.
Quel partito, in caso di sconfitta, avrà comunque in mano il Senato e potrà rendere la vita piuttosto complicata al Governo perché avrà la possibilità di bloccare tutte le leggi per le quali rimarrà il bicameralismo paritario. Tanto per fare un esempio potrebbe bloccare la legge europea, col rischio di esporre l’Italia all’avvio di un rilevante numero di contenziosi e determinare un’instabilità politico-economica di cui il Governo sarebbe chiamato a farsi carico.

Sono certo che se questa operazione – strategicamente molto astuta – l’avesse condotta un Silvio qualunque adesso avremmo le piazze piene di persone preoccupate e indignate. Ora invece, buona parte di quelle stesse persone è impegnata a cercare di spiegare a me e ad altri gufi che in fondo questa riforma non è poi così male: del resto non sentivamo tutti l’insopprimibile esigenza di cancellare il CNEL?



Nota (scritta 24 ore dopo il post). Ad essere precisi per eleggere il Presidente della Repubblica la maggioranza dovrebbe contare, oltre all'ipotizzabile minore partecipazione al voto dei nuovi senatori, sulla collaborazione di qualche parlamentare di altri schieramenti. Sarà un numero di senatori sufficientemente esiguo da poter immaginare che si riusciranno a raggiungere facilmente "accordi politici" i cui contraenti trarranno sicuramente congruo vantaggio.

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