18 febbraio 2013

Al di sopra della legge

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Ormai mancano pochi giorni al termine della campagna elettorale. Il messaggio delle forze politiche è affidato a varie forme di propaganda e, tra queste, il “manifesto”, la cui affissione è regolamentata dalla legge elettorale in modo da garantire l’equilibrio tra i contendenti. In linea teorica i comuni devo predisporre gli spazi per le affissioni e ogni forza politica ha diritto ad un proprio spazio, a cui si aggiungono (se viene fatta la richiesta) gli spazi per i “fiancheggiatori”. Tutto molto semplice.  Peccato che, come spesso succede in Italia (o in una sua parte), quella sulle affissioni è una delle tante norme “fantasma” del nostro Paese. Nessuno si preoccupa di rispettarla e nessuno di farla rispettare. Quello che sconcerta è che chi viola la legge sono le stesse persone che si candidano al ruolo di legislatori e/o amministratori. Ingenuamente uno potrebbe pensare che un aspirante legislatore sia più propenso al rispetto delle regole. Invece, almeno in Italia, no. Chi ambisce a ricoprire un ruolo istituzionale si sente già “al di sopra” delle regole. Spesso la tesi autoassolutoria è che – in fondo – fanno tutti così e quindi per vincere bisogna violare le regole proprio come fanno gli altri. Con questo stesso principio si potrebbe giustificare il doping nel ciclismo: è talmente diffuso che, per vincere, bisogna adeguarsi. Già immagino il commento dei realisti, di quelli che sanno come vanno le cose, di quelli che la politica è questa: cosa vuoi che sia qualche manifesto affisso nei posti sbagliati, magari hanno fatto confusione gli attacchini, mica c’entra il candidato tizio o il partito caio.
Insomma un peccato veniale, sul quale però mi vorrei soffermare. Intanto è la dimostrazione di quanto spesso sia ottusa la classe politica italiana. Chi si candida a governare la regione o il paese lo fa sperperando risorse – normalmente di provenienza pubblica – per stampare migliaia di manifesti coi quali coprirsi a vicenda. Un manifesto che potrebbe durare tranquillamente tutti i 30 giorni della campagna elettorale rischia di non resistere neppure un’ora e quello successivo magari rimarrà attaccato si e no venti minuti. Così per lo stesso spazio – che la legge ha destinato ad una precisa forza politica – si sprecheranno centinaia di manifesti. Una dimostrazione di irrazionalità assurda e totale. Per attaccare quei manifesti vengono pagate – normalmente in nero – delle persone che hanno tutto l’interesse a mantenere questo stato di illegalità assoluta. Le amministrazioni comunali sono incapaci o impotenti o colluse. Quante volte il candidato che attacca i manifesti abusivi è un amministratore comunale? Anzi spesso è proprio il ruolo di amministratore a garantire l’impunità della condotta illegale. Ovviamente una volta che parte la “guerra dei manifesti” nessuno spazio è al sicuro. Quindi per un mese le amministrazioni comunali dovranno rinunciare agli incassi per le affissioni pubblicitarie, visto che gli spazi sono occupati illegalmente dai manifesti politici. Per non parlare dell’incivile aggressione a qualunque altra superficie utile – cassonetti, fermate dell’autobus, muri, recinzioni metalliche, ecc. ecc. – che deturpano irrimediabilmente le nostre città. Magari con slogan che inneggiano al decoro, alla pulizia, all’onestà.  In pratica uno che non rispetta le regole (quindi disonesto), che deturpa il proprio paese (quindi uno zozzone) e che sperpera i soldi pubblici (quindi sciupone) mi chiede fiducia e consenso assicurandomi che governerà onestamente, nell’interesse dei cittadini e nel pieno rispetto del territorio. E’ possibile, ma le premesse sono tutt’altro che incoraggianti.

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