19 giugno 2012

Quando la politica mortifica la dignità del lavoro


Paesaggio lucano
Di solito evito di replicare agli insulti. Il ricorso all’insulto imbarbarisce e mortifica ogni tentativo di confronto politico e, rispondendo, si corre il serio rischio di ritrovarsi sullo stesso piano dell’interlocutore. Cercherò, comunque, di esprimere alcune considerazioni su quel poco di politico che emerge dal delirante “elogio funebre” di quello che, in men che non si dica, è diventato un autorevole esponente di Cambiare e Vivere Labico: Marco Aurelio Marcelli, il quale dispensa giudizi sommari e penose ingiurie all’indirizzo del sottoscritto, pur senza fare mai il mio nome.
Proviamo, al netto delle offese personali, a dare una lettura politica dell’“elogio”. Intanto il documento reca il simbolo di Cambiare e Vivere Labico ed è quindi – sul piano formale - espressione del pensiero dell’intero gruppo. Non sono considerazioni personali. E’ un vero e proprio documento politico, il cui contenuto non è mai stato ufficialmente sconfessato da nessuno. Bisogna prenderne atto. Immagino che Tulli, Paris, Giovannoli e gli altri esponenti della lista ne condividano il “senso politico”. E la prima notizia interessante che colgo è che Cambiare e Vivere Labico non è più una lista civica, ma una chiara lista partitica targata PD e appoggiata da Sinistra, Ecologia e Libertà. Per correttezza, avrebbero fatto bene ad avvisare anche il loro elettorato e, magari, anche qualche candidato. Invece in tutto il materiale elettorale non si era vista traccia di un solo simbolo di partito. Misteri della comunicazione politica.
Un’altra notizia di rilievo riguarda l’idea che da quelle parti sembrano avere del lavoro. Il lavoro non sembra più un diritto, come affermato dalla nostra Carta Costituzionale, ma una concessione, a fronte della quale il lavoratore sembra non possa ambire ad avere delle proprie idee, ma – per non rischiare di essere considerato un parassita o, quanto meno, un ingrato – deve allinearsi alle scelte politiche del proprio datore di lavoro. Ce n’è abbastanza per rivedere i severi giudizi su alcuni influenti imprenditori locali, che non mi risulta abbiano preteso di condizionare le scelte politiche dei propri dipendenti.
Biscia d'acqua nell'oasi WWF di Policoro
Trovo poi abbastanza singolare che Sinistra Ecologia e Libertà labicana - i cui autorevoli esponenti, oltre ad avere approvato un devastante piano regolatore, avevano appoggiato la lista del PDL nel 2007 – parli di tradimento. Come fa Marco Aurelio Marcelli, che per sua scelta non mi rivolge neppure la parola, a sentirsi “tradito” da me? Il tradimento ha senso in presenza di una qualche forma di rapporto. Ma non è che Berlusconi o Galli possano mai accusare me di averli “traditi”. Tra me Berlusconi, Galli e i Marcelli non c’è mai stato alcun tipo di rapporto, né politico, né personale. E forse non è un caso che il giovane Marcelli, nel goffo tentativo di offendermi, usi, in senso dispregiativo, lo stesso identico termine utilizzato da Remo Di Stefano (ossia l’esponente PDL a cui lui e i suoi familiari avevano portato i voti nel 2007). E questo utilizzo dispregiativo di un’attività lavorativa la dice lunga – se mai ce ne fosse bisogno – sul rispetto che gente che si proclama di sinistra ha nei confronti dei lavoratori. Io non sono un portaborse e usare in modo denigratorio questa parola non offende certo me (io faccio un altro lavoro, se ne ha voglia, posso provare a spiegarglielo, così come avevo fatto con Di Stefano cinque anni fa) ma chi quel lavoro lo svolge. Ogni lavoro è dignitoso e merita rispetto. E se fossi stato un netturbino, un necroforo o un cameriere? Sarebbe stato deplorevole svolgere una mansione così umile ai suoi nobili occhi? Potrei considerarla una caduta di stile, ma per farla è necessario averne avuto almeno un po’, di stile. Per il momento il giovane portavoce di Cambiare e Vivere Labico ha dimostrato solo una certa supponenza. Una ragione in più per essere convinto di aver fatto la scelta giusta, antagonista al sistema di potere di Galli, sempre e comunque e non a seconda delle stagioni politiche.

 P.S. - Non voglio tornare in questa sede sui presunti obblighi dei firmatari della Carta dei Valori, ché il primo ad interpretare tutto a modo suo era stato proprio il candidato sindaco, fuggendo dall’impegno del confronto pubblico. Sono disposto a parlarne proprio con Nello, pubblicamente e in qualunque momento, ma non mi stupirò certo se continuerà ad evitare il contraddittorio.



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