27 marzo 2012

Eleonora Fioramonti: I perché del mio NO a questa Cambiare e Vivere Labico


Pubblico l'ottimo articolo di Eleonora che ricostruisce in modo impeccabile cinque anni di politica labicana e spiega le ragioni di una scelta difficile, ma inevitabile.




Sarà uno scritto noioso. Lo so già, perché cercherò di ripercorrere le tappe del mio (breve, ok) percorso politico labicano, ricordando cose che in molti sanno già e, forse, sono stufi di leggere ancora. Non importa. Questo scritto servirà soprattutto a me, per dimostrarmi che una logica nel mio comportamento c’è. Per spiegare, prima a me stessa e poi a chi avrà voglia di leggere, i perché del mio NO a questa Cambiare e Vivere Labico.

Nel 2007 ero una ragazzina. Si può dire? Sì, perché a 24 anni si è ancora ragazzini. Benedetto Paris mi coinvolse nella politica labicana - che da sempre guardavo con interesse ma a una certa distanza - chiedendomi di “lavorare” per la candidatura di Tullio Berlenghi. E chi è? Mi e gli dissi. Accettai. E ne fui felice. Da subito. Ed è nata, così, per me, Vivere Labico. Un progetto nuovo, fresco e giovane. Rischioso, per il cambiamento che prospettava nei contenuti e per la scelta del candidato sindaco, di fatto sconosciuto, ma forse proprio per questo la persona che meglio poteva rappresentare la nostra idea (mia, ma prima ancora di Benedetto Paris, Sergio Ginnetti, Angelo Saulini, Maurizio Picchio e altri….): sganciarsi dalle vecchie dinamiche della politica labicana, a cominciare dalle persone, e dare vita a qualcosa di alternativo, sin dalle sue fondamenta. Una vera sfida per un paese ormai immobilizzato da 15 anni in una stessa amministrazione, rappresentata da Alfredo Galli e co.. Bello, mi piace. Si va avanti per qualche mese, poi, a poche settimane dalle elezioni (aprile 2007), sono iniziate le trattative per fondere Vivere Labico con un altro progetto (Cambiare LabicoMaurizio Spezzano, Armando Zelli) e con altri “indipendenti” (Nello Tulli, Danilo Giovannoli) votati alla causa di “mandare a casa” Galli. Ho espresso con forza le mie perplessità, i miei dubbi, i rischi che potevamo correre. Ma non ero in grado di imporre alcuna decisione. E la maggioranza del mio gruppo scelse di accordarsi… e nacque Cambiare e Vivere Labico.  Con Tullio Berlenghi candidato sindaco e un programma condiviso che aveva come base una radicale idea di cambiamento per Labico.

È bene ricordare che al tavolo di quella trattativa sedevano anche i fratelli Marcelli, Attilio ed Agostino (da poco “cacciati” dai DS di Labico), che poi decisero di lasciare la partita, anche, ma non solo, per una incompatibilità con il candidato sindaco, per appoggiare (pubblicamente) la candidatura dell’attuale sindaco, Andrea Giordani. Con unanime soddisfazione di tutto il neo gruppo Cambiare e Vivere Labico.

Da quel momento è iniziata una bellissima campagna elettorale. Non facile, visto che l’accordo – tra anime anche molto diverse - era fresco, ma bella, appassionante, viva. Giornali, manifestazioni, iniziative, volantinaggi, comizi. Poi le elezioni, la prevedibile (anche se comunque dolorosa) sconfitta e l’inizio del lavoro vero per Labico.
Non era detto che si riuscisse a costruire un’opposizione così forte ed unita. In grado di portare avanti le battaglie che, sin dalla nascita del progetto, ci eravamo prefissati. E invece è stato sorprendente – ed in parte emozionante per chi, come me, ha vissuto da vicino molti consigli comunali - scoprire di essere in grado di dare grande filo da torcere a questa maggioranza. Tre anni duri. Consigli comunali interminabili, interrogazioni, mozioni, comunicati stampa, esposti, denunce, botte e risposte durissime con la maggioranza. Tutto mosso da un grande entusiasmo. Tullio – determinato, capace, competente, come ha, sin da subito, dimostrato di essere, ma soprattutto libero nell’azione poiché sganciato da qualsiasi logica di famiglia, rapporto o pregiudizio labicano (nel senso peggiore di questo termine) - alla guida del gruppo e gli altri quattro consiglieri, ognuno con le proprie peculiarità, a seguire ed arricchire il progetto. Un progetto che stava finalmente entrando a far parte di Labico, che stava crescendo, che si stava consolidando, che abbandonava la strada dell’assoluta novità per divenire una realtà riconosciuta da molti, moltissimi cittadini labicani.
La battaglia più importante è stata certamente quella sulla politica urbanistica e sulla gestione del territorio labicano. In particolare, sulla scandalosa variante al piano regolatore – approvata a gennaio 2007.

È bene ricordare che, pur trovandosi allora (gennaio 2007) nella posizione di consiglieri di opposizione, nello specifico Agostino Marcelli (presidente della commissione per il PRG), furono, in qualche modo, gli estensori di questa variante. Alla quale, allora, solo Armando Zelli, anche lui consigliere di minoranza, e Nello Tulli, appena fuoriuscito dalla maggioranza, si opposero.

Tutto bello, dunque. Poi nel 2010, il vento inizia a cambiare. La percezione che si vogliano modificare degli assetti nella squadra di opposizione (per me una vera assurdità) diventa una certezza. Nel maggio 2010, Tullio Berlenghi scrive una lettera al gruppo in cui esterna le sue perplessità e chiede trasparenza nelle decisioni interne al gruppo, avendo percepito nettamente che la sua figura non è più quella scelta da una parte del gruppo per continuare a rappresentarlo nelle elezioni del 2012. Praticamente: se non vi vado più bene ditemelo chiaramente, ditemi chi volete al mio posto e perché ed iniziamo a lavorare in quest’altra ottica. Da allora qualcosa si è incrinato. La richiesta di trasparenza non è stata soddisfatta e, anzi, il clima è diventato sempre più teso. La figura di Nello Tulli come nuovo leader della colazione iniziava a prendere piede, senza mai essere affermata chiaramente. Non ho mai trovato una spiegazione logica a questa scelta per un motivo forse banale: se la nostra idea di cambiamento nasceva anche da un cambiamento di volti e nomi della politica labicana perché scegliere quale nostro rappresentate primario chi, di quella politica, in un modo o nell’altro, fa parte dal 40 anni? Questione di numeri, pare. Non starò qui a ripetervi ciò che per settimane e mesi ho ascoltato come spiegazione del cambiamento di rotta dai miei “compagni”, mi limito a dire: questione di numeri.
Il dialogo interno si interrompe. La tensione contamina, a lungo andare, ogni cosa… rapporti politici, rapporti personali. Fino ad arrivare alla – disastrosa, secondo me – decisione di fare delle primarie per far scegliere al popolo il nostro candidato sindaco. Una colossale idiozia. Il candidato sindaco – naturale – lo avevamo già. Tullio Berlenghi. Che in questi anni ha smesso di essere sconosciuto e soprattutto ha dimostrato – ai cittadini per primi – di essere il vero “osso duro” per questa maggioranza scellerata.
Le primarie del 18 dicembre 2011 hanno però dato un altro responso. Per soli 70 voti, Nello Tulli sarà il nuovo candidato sindaco di Cambiare e Vivere Labico. Confesso di fare molta fatica ad accettare l’idea. Per le motivazione scritte sopra. Tuttavia non importa. Accetto il risultato – straordinario ed imprevedibile il numero dei votanti, che ringrazio tutti (quasi tutti) - e vado avanti. In fondo, mi dico, 70 voti sono pochi ed entrambi i candidati/gruppi di sostegno, avranno capito che c’è una sostanziale parità. Quantomeno un pari peso decisionale. Ma si capisce subito che così non è.

È bene ricordare che, a ridosso delle primarie, si è concretizzato un riavvicinamento dei fratelli Marcelli e del loro erede, Marco Aurelio Marcelli, al gruppo Cambiare e Vivere Labico. Un riavvicinamento, nella mia ottica, impossibile anche solo da immaginare.  Padre, madre, figlio, zio, poco importa. “I Marcelli” rappresentano, con il loro modo di fare politica, tutto quello che il mio progetto non può rappresentare. Non ho niente contro di loro come persone, perché non abbiamo sostanzialmente un rapporto personale, ma ho molto contro di loro come “politici”. E che nella mia eventuale lista ci sia uno di loro due o il figlio o il nonno, poco importa. Non è concepibile. Se hanno avuto un ripensamento rispetto al 2007, ben venga. Facciano un’altrettanto pubblica campagna elettorale per Cambiare e Vivere Labico e poi il resto verrà da sé. Per spiegare meglio questo nodo (l’unico vero nodo) è bene ricordare che – e questa non può certo essere una colpa – i fratelli Marcelli si occupano di progettazione edilizia e, vuoi o non vuoi, da un piano regolatore, di qualunque colore esso sia, tendono a trarre dei benefici per il proprio lavoro. È evidente che neanche questa è una colpa, ma un dato di fatto, in buona parte incompatibile con il progetto Cambiare e Vivere Labico: una politica urbanistica che vada nel solo interesse del cittadino, del suo benessere e della tutela dell’ambiente labicano. Ovviamente non tutti coloro che si occupano di edilizia sono uguali e non farò di tutta l’erba un fascio, ma chi contribuisce allo scempio rappresentato in alcuni punti dell’ultima variante al prg labicano – che prevede, a regime, altri 400mila metri cubi di cemento da spalmare sul territorio – qualche problema di incompatibilità con il mio progetto ce l’ha. Su Marco Aurelio non ho particolari motivazioni da addurre per la sua non candidabilità (a parte qualche critica alle sue poco razionali esternazioni), ma so che in questi cinque anni non è stato presente nelle nostre battaglie come un giovane che ci crede avrebbe potuto fare (e come in molti hanno fatto). Quindi non vedo una particolare motivazione neanche per la sua candidabilità se non quella – per chi lo vuole per forza in lista – di essere il figlio di Attilio Marcelli.

Il clima che si crea subito dopo le primarie non è armonioso. Il candidato sindaco diviene improvvisamente colui che decide (le sue decisioni sono superiori a quelle dell’assemblea) e che decide che il nome di Marco Aurelio Marcelli nella lista della coalizione da lui guidata è imprescindibile. Punto.

C’è qualcosa che non mi torna. E soprattutto c’è qualcosa che non mi piace. A parte nei “nuovi” nomi anche e soprattutto nel modo di gestire le cose. Troppi sotterfugi, troppe assurde strategie, troppi compromessi a cui scendere, troppe promesse, troppe chiacchiere. E per cosa? Vincere a tutti i costi contro Galli, racimolando voti ovunque. Ok, anche io voglio vincere contro Galli, o meglio contro il modo di fare politica rappresentato da Galli, ma a quale prezzo? Compromettere la credibilità di quanto sono andata raccontando ai cittadini labicani negli ultimi 5 anni? Compromettendo il mio progetto? Quello in cui ho creduto dall’inizio e che volevo mantenere tale, inasprendolo, se necessario, per rimarcare di più e meglio la sua diversità dall’attuale maggioranza, e non certo appiattendolo con qualcosa che di radicale non ha più nulla?
Mi sento spaesata. Amareggiata. Delusa. Sconcertata dal fatto di dovermi trovare, nonostante il duro lavoro, praticamente al punto di partenza. Digerire, capire, accettare, ingoiare, turarsi il naso (espressione che troppe volte ho sentito nelle ultime settimane). Non lo avevamo superato già questo passaggio? Io credevo di dover fare una campagna elettorale grintosa ed energica. A testa alta e fiera di rappresentare l’alternativa – VERA – a questa maggioranza scellerata. Invece, forse troppo tardi, mi sono accorta che chi mi circonda – non tutti ovviamente, ma molti (Nello Tulli, Danilo Giovannoli, Benedetto Paris, Angelo Saulini, Sergio Ginnetti, Maurizio Picchio…..) – hanno altro in testa. Anzi, in molti trovano sciocche le mie idee ed inutili i miei ideali. Però, gli ideali, quando ci sono, vanno al di là delle poltrone (quella di vicesindaco e assessore all’urbanistica “concesse” a Maurizio e Tullio dal neo candidato sindaco) ed io, e noi, siamo ancora disposti a credere che qualcosa di diverso per Labico sia possibile. Senza contaminazioni troppo contaminate. Senza appiattire il nostro ideale. E – nonostante questo scritto sia comunque incompleto e manchino ancora molte cose da dire - mi accorgo che è solo una la ragione del mio NO a questa Cambiare e Vivere Labico: io, come nel 2007, continuo ad essere convinta che bisogna cambiarlo davvero, Labico, per poterlo vivere come sogniamo. Qualcun altro, evidentemente, ha cambiato idea.

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