25 febbraio 2012

Nemmeno un muretto alto così


“Nemmeno un muretto alto così”. Con la mano aperta, parallela al suolo e protesa verso il basso, il mio interlocutore indica l’ipotetica (e modesta) altezza del muro virtuale del quale sarebbe stata preclusa la costruzione. L’imputato del processo alle intenzioni (con rito abbreviato) nonché – presunto – giustiziere del cemento ero io. Il mio interlocutore mi riferiva l’episodio con un sorriso divertito. La tesi del sostenitore di Nello, in effetti, era la medesima, anche nella scelta delle parole, dei propagandisti galliani nel 2007 (chissà, magari le coincidenze potrebbero non finire qui). Una tesi rozza e affascinante, non priva di una certa contraddittorietà, ma che merita un’attenta lettura, perché il messaggio allusivo di quelle poche parole non può essere ignorato. Intanto cerchiamo di capire in che modo questa tesi si può inserire in una proposta politica e di governo del territorio. Sia che si proponga un modello di feroce sviluppo urbanistico, sia che si punti a ridurre il consumo di territorio l’affermazione non ha molto senso, a meno che non si intenda – implicitamente – affermare che, in caso di vittoria del proprio referente (Giordani nel 2007, Tulli nel 2012) ci sarebbe stata una certa indulgenza nei confronti di chi – realizzando abusi edilizi – commette un illecito amministrativo, se non un reato. Ovviamente non si troverà nessuno disposto a fare pubbliche dichiarazioni di questo tenore (sarebbe a sua volta un reato), ma tra le ospitali mura domestiche e sorseggiando un bel caffè, ci si può tranquillamente lasciare andare ad affermazioni che, eventualmente, potrebbero sempre essere oggetto di successive interpretazioni (“non l’ho mai detto” oppure “intendevo dire un’altra cosa” o il classico “sono stato male interpretato”). So bene che un certo tipo di promesse sono una merce di scambio per la ricerca del consenso molto utilizzata, ma, certo, è un modo per dequalificare un progetto politico che aveva – almeno all’inizio - ben altro respiro e ben altra caratura. Se proviamo a scartare questa ipotesi, si può immaginare che il piazzista nelliano intendesse far credere qualcosa di assolutamente falso, ossia che, un’eventuale amministrazione guidata dal Charles Bronson dell’edilizia, avrebbe negato ai cittadini i propri diritti. Infatti il combinato disposto di normativa, strumenti pianificatori e regolamento edilizio, prevede diverse possibilità di interventi edilizi da parte dei privati. L’importante è seguire le procedure previste e il referente – incredibile! – non è né il sindaco né l’assessore all’urbanistica. E’ il responsabile del dipartimento. Il quale non ha alcun potere discrezionale, ma deve semplicemente verificare che gli interventi vengano realizzati nel rispetto della legge. La terza ipotesi è che il messaggio intenda prefigurare la volontà (sottaciuta) di mutare sostanzialmente il progetto politico. In questo caso sarebbe utile saperlo.

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