Come si misura il livello di civiltà di un paese? I parametri che si potrebbero utilizzare sono
molti, ma indubbiamente al primo posto va messa la tutela della persona, del
suo corpo e della sua dignità. E questo in modo imprescindibile. Per garantirlo
non serve – o perlomeno non basta – un diffuso senso civico, serve un
ordinamento giuridico che assicuri questo principio. Anche il peggiore dei
delinquenti, nei sistemi legislativi più avanzati, gode di una piena tutela.
Perché l’aver commesso un reato (o il dubbio di averlo commesso) non giustifica
in alcun modo la privazione di questo diritto. In nessun caso.
Il nostro ordinamento ha però subito una vergognosa modifica
che trasforma automaticamente in reato il solo fatto di “esistere” per alcuni
esseri umani. Non importa se siano fuggiti da una guerra o da una carestia. Per
la legge italiana adesso qualunque straniero si trovi “irregolarmente” nel
nostro territorio è un criminale, per il quale non sono previsti né gradi di
giudizio, né appelli. E così diventa più facile sfruttarli, ricattarli,
minacciarli. E, se sono donne, stuprarle. Tanto come fa la vittima a denunciare
l’ingiustizia subita? Col rischio di tornare nel paese da cui è fuggita? E il
vero criminale godrà di tutte le tutele che la legge garantisce a chi è
accusato di qualche reato. Un paese così non è un paese civile. Mi vergogno di
questo e chiedo a scusa a nome del mio paese ad Adama per la doppia violenza
che – per colpa del nostro egoismo – ha dovuto patire.
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