27 ottobre 2011

Sicurezza stradale: rassegnato fatalismo o interventi concreti?


Non mi piacciono le situazioni in cui ogni affermazione possa essere accusata di strumentalizzazione. Però, così come la catastrofe che ha messo in ginocchio la Liguria dovrebbe far riflettere sui rischi derivanti dallo scriteriato utilizzo e consumo del territorio, il drammatico incidente stradale che ha causato la morte di una persona in pieno centro abitato, dovrebbe far riflettere sull’intrinseca insicurezza della nostra mobilità. Una riflessione che dovrebbe servire a chi non si era mai posto il problema, a chi il problema non lo vedeva pur avendone la responsabilità, e un po’ anche a chi, inascoltato, il problema lo poneva da tempo. Questo articolo l’ho scritto otto anni fa, in tempi non sospetti. Mi sembra ancora attualissimo.

Sicurezza stradale: rassegnato fatalismo o interventi concreti?

Non è facile abitare in un paese, anche se piccolo come Labico, quando viene attraversato da una strada "di scorrimento". Tutto diventa funzionale all'arteria stradale e i comportamenti e le abitudini degli abitanti si adattano ad una visione distorta e sbagliata del rapporto tra gli automobilisti (i padroni) e gli altri utenti della strada (gli ospiti, spesso indesiderati). Esiste una norma tanto nota quanto disapplicata del Codice della strada (articolo 40, comma 11) che prevede che i conducenti diano la precedenza ai pedoni che attraversano sulle strisce pedonali. Ebbene dubito che qualunque abitante di Labico dotato di un normale istinto di sopravvivenza si arrischierebbe ad attraversare la Casilina sulle strisce pedonali al sopraggiungere di qualche automobile. E chiunque osasse azzardare nella migliore delle ipotesi verrebbe insultato da un infastidito conducente costretto - quale insolenza - a rallentare o addirittura a fermarsi per fare strada ad un semplice "pedone".  E così, per avere una sensazione di maggiore sicurezza, gran parte di chi abita a poche decine di metri dal centro del paese decide di utilizzare comunque l'automobile per recarsi in "piazza", contribuendo - inconsapevolmente - ad alimentare una perversa spirale che rende i pochi e coraggiosi pedoni rimasti ancor più indifesi di fronte ai pericoli della strada. In altre città italiane alcune - illuminate - amministrazioni hanno deciso di adottare provvedimenti finalizzati a garantire una maggiore sicurezza per tutti gli utenti della strada. Si va dalla progressiva pedonalizzazione dei centri urbani alla realizzazione di percorsi protetti per pedoni e ciclisti, agli interventi di moderazione della velocità, all'istituzione delle "zone 30", ossia le zone residenziali nelle quali le automobili non possono superare i 30 chilometri orari. Per quanto riguarda gli assi di attraversamento ci sono molte soluzioni che possono essere adottate: dalle rotatorie alle "porte di ingresso" alla separazione delle corsie per impedire i sorpassi, in modo da costringere "fisicamente" gli automobilisti a ridurre la velocità. A Labico non sembra che si intendano adottare soluzioni particolari. Un paio di anni fa è stata allargata la sede stradale in prossimità del centro, con il conseguente prevedibile aumento della velocità proprio nella zona abitata, ossia dove bisognerebbe avere la massima cautela, mentre sono state installate delle "bande rumorose", il cui effetto pratico è davvero molto vicino allo zero. L'imminente adozione di un sistema elettronico di rilevazione delle infrazioni potrà giovare indubbiamente alle casse comunali, ma non garantirà agli abitanti del paese una maggiore sicurezza, visto che l'autovelox sarà operativo presumibilmente solo qualche ora nei giorni feriali.
Concretamente sarebbe possibile intervenire per rendere meno pericolosi i percorsi "urbani" a Labico? Certo, la situazione di partenza è complessa ed è difficile sperare in cambiamenti epocali, ma, con un po' di coraggio e un po' di buona volontà è possibile fare qualche passo avanti. Gli interventi strutturali più importanti dovrebbero avvenire sulla Casilina, in modo da ottenere i seguenti risultati:
        riduzione della velocità di attraversamento del centro abitato;
        realizzazione di percorsi sicuri per pedoni e ciclisti per il raggiungimento del centro storico;
        messa in sicurezza degli attraversamenti pedonali;
        installazione di dissuasori di sosta nei punti di maggiore criticità.
Altri interventi invece potrebbero essere di tipo "culturale" con l'obiettivo di restituire alla strada una funzione sociale e di responsabilizzare gli utenti della strada sui rischi - per sé e per gli altri - di comportamenti impropri alla guida (non bisogna dimenticare che gli incidenti stradali sono la prima causa di morte per i giovani sotto i 25 anni). In particolare potrebbe essere utile introdurre corsi di educazione stradale responsabile nelle scuole. E, sempre per quanto riguarda le scuole, bisognerebbe incentivare la realizzazione di percorsi sicuri casa-scuola in modo da garantire ai bambini quell'autonomia che stanno lentamente, ma inesorabilmente, perdendo. Inoltre non bisogna dimenticare che l'Organizzazione Mondiale della Sanità ha rilevato che molte patologie infantili - tra cui l'obesità e l'asma bronchiale - dipendono dalla sedentarietà forzata dei nostri bambini e dall'elevata concentrazione di inquinanti che sono costretti a respirare. Ovviamente non tutti abitano ad una distanza dalla scuola percorribile a piedi, ma sarebbe sufficiente chiudere al traffico veicolare le strade in prossimità degli edifici scolastici nelle fasce orarie di entrata e di uscita per consentire ai ragazzi di percorrere a piedi (o in bicicletta) un tratto di strada, senza i pericoli, il rumore e lo smog causati dalle automobili. Non sono sogni irrealizzabili, ma progetti che stanno prendendo piede nelle scuole di molte città europee. Le scuole e le amministrazioni che collaborano ai progetti sono collegate attraverso una rete (schoolway.net) che consente loro di scambiare esperienze e consigli e terranno a Roma proprio il 15 e 16 maggio prossimi una importante conferenza internazionale sulla mobilità sostenibile casa-scuola. Chissà se i nostri amministratori parteciperanno.

29 aprile 2003

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