11 novembre 2010

Tanto paga Pantalò...


Sono passati tre anni e mezzo da quando ho iniziato a svolgere il mio ruolo di eletto in consiglio comunale. Un ruolo che – in qualunque veste e in qualunque schieramento – presuppone a mio avviso un preciso obbligo di impegno e di responsabilità. Le scelte che passano attraverso le decisioni degli organismi del comune, sono scelte importanti, che riguardano l’intera collettività e che non possono e non devono essere affrontate con eccessiva disinvoltura. Quando si prende una decisione, votando ad esempio per una delibera, bisogna informarsi, capire, sapere cosa comporta quella scelta. Perché un sì o un no possono avere conseguenze importanti per i cittadini e per il paese.
In questi tre anni e mezzo mi sono reso conto che non è così. Continuo ingenuamente a stupirmi per la faciloneria con cui troppo spesso si affrontano questioni anche di grande rilievo.
La clamorosa dimostrazione l’ha data l’ipotesi di realizzare un consorzio per lo sviluppo industriale a cui affidare la gestione di un’enorme area in prossimità di Colle Spina. Un’ipotesi che già confliggeva con il proposito di valorizzare la produzione agricola locale, tanto sbandierato dal sindaco, dando immediatamente la misura di come si possa essere affetti da schizofrenia amministrativa e dare vita a progetti diametralmente opposti. Eppure sulla realizzazione del polo industriale la maggioranza è andata avanti per quasi un anno senza dare alcun segnale di dubbio, di perplessità, di incertezza. Tutti granitici a sostenere il progetto riempiendosi la bocca con le parole d’ordine: sviluppo, occupazione, opportunità, ricchezza.
L’informazione sulla reale portata del progetto e sulle possibili conseguenze l’abbiamo fatta noi dell’opposizione. Con i nostri giornali, con i manifesti, con i siti web. Abbiamo spiegato cosa voleva dire creare un’area di sviluppo industriale, quali attività potevano insediarsi, quali pericoli comportava – per la salute e per l’ambiente – un simile scenario. Evidentemente qualche cittadino avrà cominciato a farsi delle domande, ad esprimere le proprie preoccupazioni. Per tacitare ogni possibile inquietudine l’amministrazione decideva di convocare un’assemblea pubblica a Colle Spina per illustrare il progetto (che, fino a poche settimane fa, non era minimamente in discussione). L’assemblea, nella mente degli organizzatori, doveva consistere in una semplice operazione di propaganda: guardate quant’è bella una zona industriale a pochi metri da casa vostra. Possibilità di contraddittorio: nessuna. Il copione dei registi, però, non è stato rispetto e il contraddittorio i cittadini se lo sono presi comunque e più di qualcuno ha preso la parola per dichiarare la propria contrarietà.
A quel punto la voglia di capirci meglio e di saperne di più ha iniziato a diffondersi e - vista la fattiva collaborazione di un’opposizione che mette sempre a disposizione dei cittadini informazioni, carte e documenti – stava diventando davvero difficile l’opera di controinformazione che cercava di smentire gli stessi documenti approvati.
Emblematico è stato il caso del manifesto pagato con i soldi dei contribuenti con cui si accusava l’opposizione di raccontare bugie sulla vicenda. E le nostre bugie erano talmente madornali da essere state usate poi tra le motivazioni della revoca della delibera. Provo a spiegarmi con una metafora. Giordani, che guida la macchina comunale, decide di attraversare l’incrocio col semaforo rosso. Io provo a dire “non credo sia il caso di farlo”. Lui chiede: “perché?”. “Perché è rosso”, rispondo. Giordani a questo punto mi accusa di raccontare un sacco di bugie e di voler rallentare il glorioso cammino di tutti noi. Io mi limito ad indicare il semaforo agli altri passeggeri. “Cavolo, è rosso” confermano e chiedono spiegazioni. Giordani, a questo punto, decide di recedere dall’insano proposito e si ferma. Io chiedo: “Perché ti sei fermato?”. “Che domande – ribatte - è rosso”.
Le motivazioni della revoca però sono disarmanti. In sostanza, si legge nella premessa dell’atto, il progetto era ottimo, però, visto che stava creando preoccupazione nella cittadinanza, abbiamo deciso di non portarlo avanti. Se l’impostazione – anche condivisibile se vogliamo, perché prevede il coinvolgimento della cittadinanza nelle scelte importanti - è questa, forse sarebbe più logico consultare i cittadini prima di investire risorse. Sì perché di soldi ne abbiamo già buttati parecchi in questa operazione. Si tratta di quasi ventimila euro. E i soldi non ce li rimetterà chi ha fatto la scelta sbagliata, ma i cittadini che, se consultati prima, avrebbero detto subito cosa pensavano della proposta. A confermare la fitta nebbia in cui si muove (a tentoni) la maggioranza ci ha pensato l’assessore Di Stefano, il quale - forse per captatio benevolentiae – ha rilanciato: non solo revochiamo l’ASI, ma cancelliamo l’area industriale prevista dalla variante al PRG e la trasformiamo in turistico-ricettiva. Salvo poi aggiungere “stoccaggio merci”. Come se le due finalità potessero allegramente convivere. Nel giro di poche settimane, insomma, la nostra operosa maggioranza ha promosso - nel medesimo ambito territoriale – la produzione di nocciole col marchio DOP, una devastante arteria di scorrimento veicolare, un’enorme area industriale, con tanto di impianti per la termodistruzione dei rifiuti, un piacevole e accogliente sito agrituristico, una bella piattaforma logistica per lo scambio merci da migliaia di TIR al giorno. Mancano solo l’aeroporto e la centrale nucleare e abbiamo fatto tombola. Forse farei meglio a tacere, sia mai che qualcuno lo prenda come un suggerimento…

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