1 giugno 2010

Autostrade, lamponi e corbezzoli


Non siamo abituati a ragionare sulla complessità delle cose. Vuoi per pigrizia, vuoi per mancanza di una specifica conoscenza del tema, tendiamo a circoscrivere i problemi a ciò che in quel dato momento ci sembra più evidente. E così ci improvvisiamo in qualunque ruolo, da commissario tecnico della nazionale (categoria che conta svariati milioni di praticanti) ad economista, da medico ad urbanista. Finché lo facciamo nelle chiacchiere al bar o sul treno, poco male. Un po’ più preoccupante è quando questo approccio superficiale è il verbo dei pubblici amministratori, a tutti i livelli.
Pensiamo agli interventi di trasformazione del territorio che riguardano Labico e occupiamoci del più significativo, in termini di impatto, che si prevede verrà realizzato da qui a dieci anni: la bretella Cisterna-Valmontone. L’opera, inserita nel piano nazionale delle opere pubbliche del Governo, ha un suo significato ben preciso, che non può essere ignorato. Chi ha deciso di farla – insieme alle altre decine di opere previste – ha già fatto una chiara scelta sulle politiche infrastrutturali e trasportistiche, una scelta che allontana l’Italia dagli obiettivi sanciti dal Protocollo di Kyoto, una scelta che rende difficile l’attuazione degli impegni assunti alla conferenza del clima di Copenaghen, una scelta che è in netto contrasto con le indicazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. La scelta è quella di privilegiare il trasporto su gomma rispetto a quello su ferro, la scelta è quella di far viaggiare le merci aumentando i costi economici, ambientali e sociali. La scelta è quella di aumentare le tensioni e i problemi legati al mercato dei combustibili fossili. In questa sede non mi interessa neppure giudicare se la scelta sia giusta o sbagliata. Mi interessa solo che sia chiaro che chi ha sostenuto e sostiene – ancorché con diverse sfumature – la realizzazione di “quell”’opera sostiene implicitamente “quel” modello di sviluppo, “quella” filosofia di consumo del territorio, “quelle” strategie trasportistiche. Il resto sono chiacchiere da bar.
Mi stupisce quindi lo stupore di chi ha letto le linee programmatiche del Consorzio di sviluppo industriale e produttivo dell’area labicana e ha scoperto che quel che resta di verde e agricolo del territorio di Labico potrebbe diventare una bella distesa di cemento, asfalto, capannoni industriali, per tacere di piattaforme logistiche e impianti di trattamento rifiuti. Davvero qualcuno poteva ingenuamente pensare che si investissero 800 milioni di euro per costruire un’arteria stradale al solo fine di arrivare qualche minuto prima al mare o di raggiungere più agevolmente i campi di fragole e i noccioleti? Pensavo che solo il nostro sindaco, Andrea Giordani, fosse così ingenuo da credere davvero che l’avida politica di sfruttamento del territorio messa in pratica dal suo predecessore fosse in qualche modo compatibile con la valorizzazione dei prodotti agricoli di qualità, come la nocciola labicana. Eppure basta leggere le prime tre righe della delibera per capire che la bretella è il motore di questa devastazione. E sarebbe stato sufficiente leggersi la relazione tecnica al piano regolatore per accorgersi dei pericoli che si annidavano in determinate scelte.
Io ero già abbastanza preoccupato per l’operazione di trasformazione di un paese in una borgata. Invece si sta riuscendo a fare di peggio: si tramuta il paese in una borgata industriale. Riducendo la qualità della vita sia sotto l’aspetto urbanistico, sia sotto l’aspetto ambientale e sanitario. Eppure siamo sufficientemente vicini a Colleferro per sapere quali potrebbero essere le conseguenze, visto che andremmo a contendere ai nostri amici della valle del Sacco il poco invidiabile primato della città più inquinata del Lazio, con dati epidemiologici spaventosi sull’insorgenza di alcune gravissime patologie, tumorali e respiratorie. Un prezzo altissimo da pagare in cambio della chimera del posto di lavoro. Un posto di lavoro che, nella migliore delle ipotesi, sarà di modesto livello, sottopagato e precario. In questi casi l’unica risposta dignitosa è “No, grazie. Abbiamo già dato”.

2 commenti:

  1. Leggi e diffondi.
    http://www.facebook.com/note.php?created&&suggest&note_id=398672613854#!/notes/maurizio-spezzano/nota-26-linceneritore-a-labico/398672613854

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  2. Avevo scritto un bel articoletto sul futuro di Labico prospettato dagli scienziati di maggioranza, ma non so come mi è andato distrutto. Era ironico e serio, perché parlava del nostro territorio e delle prospettive future viste dalla nostra sempre amata maggioranza. Parlava dell'abilità dei nostri nel nascondere la verità ai cittadini, cioè che sul nostro territorio, tra le pieghe del linguaggio burocratico della delibera votata, si nasconde in verità un bel inceneritore di colore grigio, come il fumo velenoso che sprigiona.
    Il punto, già votato dalla maggioranza, recita: "Presa d'atto preliminare degli elaborati propedeutici concernenti l'istituzione Consorzio di Sviluppo Industriale Produttivo dell'Area Labicana (CO.S.I.P.A.L.) ai sensi della L.R. 13/97".
    Me cojomberi, direte voi!! Me cojomberi, ripeto io. Niente paura è l'ennesima bufala di questa maggioranza allo sbando. E' l'ennesimo sgarbo al nostro territorio e a Colle Spina in modo particolare, luogo ove è previsto l'ubicazione del giocattolone inquinante. In sfregio a tutto e tutti, hanno previsto di quadruplicare la zona industriale, inserendo inoltre, altre porzioni di territorio limitrofo dei comuni di Valmontone, Palestrina e prossimamente Artena. Insomma un cancro di scelta, senza doppi sensi.
    Hanno votato prima in giunta, all'unanimità, poi hanno lo hanno votato anche in Consiglio, ma, naturalmente loro sono contro. Però volete mettere la giustificazione? "Una grande opportunità, il lavoro, lo sviluppo dell'area, il comune capofila, la fascia di rispetto, addirittura lo sviluppo sostenibile, la Valmontone Cisterna, il casello autostradale" e altre cazzate ancora.
    Loro non vogliono l'inceneritore, però non hanno voluto stralciare l'art. 3, quello incriminato, perché non si può. Avete capito bene: hanno votato l'art. 3, ma l'inceneritore non lo vogliono, cioè, l'art. 3. Non è colpa loro, malgrado l'ora mattutina erano già ubriachi.
    Una cosa è certa: sta per iniziare una grande battaglia, a cui intendiamo partecipare con tutti gli effettivi, che siete voi. Insieme per cambiare questo paese, in meglio e non in peggio.
    Mau
    Per la storia e la cronaca, ecco i nomi dei votanti, giusto per ricordarsene al momento debito. Favorevoli: Giordani, Galli A., Scaccia, Ricci, Di Stefano, Galli L., Delle Cese, Giuliani, De Martino, a cui si è aggiunto Prestipino. Astenuti: Saviano. Contrari: Spezzano, Giovannoli, Tulli, Paris. Assenti: Berlenghi, Francesconi.
    Inutile dire che Berlenghi, il nostro capogruppo, è con noi, assente solo perché impegnato al lavoro.

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