2 ottobre 2009

Obtorto protocollo

“Il protocollo non lo prevede”. Questa la risposta ad un’associazione labicana che desiderava recapitare un regalo (con un simbolo di pace e fratellanza) al Sindaco di Betlemme. Il regalo era accompagnato da una breve lettera, scritta anche in inglese per rendere più semplice il momento della consegna. “Casomai si potrà dare alla cena”. “Quale cena?”.

Ecco, appunto: quale cena? La cena è quella “di gala”. Qualcosa tipo quella della festa delle nocciole di poche settimane prima,organizzata a spese della collettività, ma la cui “cena di gala” era stata riservata alla sola maggioranza e alle sole persone gradite alla maggioranza stessa. Per la cena in onore del sindaco di Betlemme è stata fatta una piccola eccezione: alla cena sono stati ammessi tutti i consiglieri, persino quelli dell’opposizione. Il resto degli invitati è stato scelto sulla base di un rigido protocollo, i cui criteri erano criptici e sconosciuti ai più.

Però, da alcune indiscrezioni - rilasciate da fonti che chiedono il massimo riserbo - siamo riusciti a risalire, almeno in parte, al contenuto del prezioso documento e che siamo lieti di portare alla conoscenza di tutti.

Protocollo di selezione degli invitati alle cene di gala labicane:

- sindaco, assessori, presidente del consiglio, consiglieri di maggioranza (aggiunto a penna: e quelli di minoranza, ma proprio tutti? sì, dai, tutti);

- capi area e capi servizio del comune;

- rappresentanti delle forze dell’ordine;

- selezione di rappresentanti delle associazioni locali da individuare sulla base di valutazioni molto rigorose (quelli che ci stanno simpatici o, almeno, non troppo antipatici);

- imprenditori locali che abbiano un legame di parentela di primo grado con il vice-sindaco;

- imprenditori locali che abbiano un legame di affinità di primo grado con i soggetti di cui al punto precedente;

- imprenditori che abbiano sottoscritto col comune convenzioni di particolare favore (per l’imprenditore, non per il comune);

- collaboratori di fiducia del Sindaco o del vicesindaco;

- altri che non rientrano nelle categorie precedenti, ma che ce li mettiamo lo stesso, ché noi facciamo un po’ come ci pare.

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