12 settembre 2009

La sagra dell’ipocrisia


Quando abbiamo saputo che l’amministrazione intendeva organizzare una sagra delle nocciole la nostra reazione è stata decisamente positiva. Da tempo sosteniamo che sviluppo e benessere non debbano essere legati alla speculazione edilizia ed al consumo del territorio, ma che si possano tranquillamente coniugare le esigenze economiche e di crescita con una corretta ed equilibrata gestione delle risorse, attraverso la riscoperta e la valorizzazione dell’agricoltura. Dando naturalmente la priorità alle colture tradizionali, come la nocciola. E questa sagra avrebbe potuto essere il primo passo nella direzione giusta.


Non ci siamo stupiti per non essere stati coinvolti nell’organizzazione della conferenza e nemmeno di non essere stati neppure invitati (questione di stile), ma abbiamo comunque voluto essere presenti. In effetti ne è valsa la pena. La stragrande maggioranza degli oratori intervenuti sposava in pieno le nostre tesi. Dai rappresentanti degli agricoltori (coldiretti e confagricoltori) ai docenti universitari (La Tuscia e Perugia) agli esperti a vario titolo dei problemi dell’agricoltura, tutti hanno sottolineato l’importanza di adottare una politica di gestione del territorio di tutela e valorizzazione dei terreni agricoli, qualcuno ha evidenziato il rischio di un modello produttivo e di consumo che aumenti la distanza e i costi (economici, sociali e ambientali) dei prodotti trasportati, qualcun altro ha sottolineato l’importanza di una produzione agricola rispettosa del ciclo biologico e che sia il più possibile protetta dai fattori inquinanti. Si è parlato di energie rinnovabili, di biomasse, di filiera corta, di prodotti a chilometri zero, di tutela delle produzioni locali. Gli unici che sembrava non avessero la più pallida idea di cosa si stesse dicendo erano il sindaco ed il vicesindaco, che però gongolavano placidamente come se la cosa non li riguardasse.


Purtroppo, invece, la sfarzosa – e piuttosto costosa a quanto pare: si parla di diverse migliaia di euro, di soldi pubblici – iniziativa era fine a sé stessa e non c’è, a quanto ci risulta, la benché minima intenzione, da parte dell’amministrazione, di promuovere davvero la produzione agricola. Proviamo a spiegare perché.


Intanto compendiamo che la loro visione padronale della cosa pubblica impedisca loro di coinvolgere tutti i consiglieri comunali nelle iniziative, ma non è chiaro perché, ad un’iniziativa che riguarda la coltivazione delle nocciole, non si invitino gli interessati, ossia i piccoli e medi produttori che faticosamente cercano di mantenere viva una piccola economia locale. L’unico produttore presente era – guarda caso – proprio il Sindaco, che ha pensato bene di allestire stand e palco con la pubblicità della propria attività commerciale. L’iniziativa – pagata con i soldi pubblici – è diventata così un mega spot a favore del ristorante – agriturismo – azienda agricola Fontana Chiusa.


Questione di stile, si diceva. Ovviamente i piccoli produttori non sono potuti neppure intervenire dal pubblico, perché la conferenza era “blindata” e non c’era spazio per dare contributi.


L’altro aspetto che nessuno si è preoccupato di spiegare agli illustri ospiti che hanno partecipato al dibattito riguarda la stridente contraddizione tra quanto affermato da tutti – anche sindaco e vicesindaco che annuivano come i pupazzetti che impreziosiscono i lunotti delle auto – e la “vera” politica territoriale del nostro paese. Una politica che punta alla totale cancellazione dell’agricoltura dal Comune. Basta guardare la disinvolta crescita dell’abusivismo nelle zone agricole (spesso sotto lo sguardo compiacente di chi avrebbe dovuto controllare). Basta guardare il modo scomposto e disordinato con cui è stato redatto il vecchio piano regolatore. Basta guardare il modo rozzo, scomposto e disordinato con cui è stata redatta l’attuale variante al piano regolatore. Con una spaventosa erosione delle zone agricole e la creazione di nuovi insediamenti abitativi a stretto contatto con le poche zone agricole rimaste e i prevedibili conflitti che potranno sorgere. Basta guardare gli effetti devastanti che avrà la realizzazione del casello e della viabilità di collegamento, che rovineranno quel poco che ancora resta delle zone denominate agricole, ma che non è difficile immaginare subiranno ben presto – anche abusivamente – trasformazioni più “consone” al nuovo tessuto territoriale (un ibrido tra borgata e zona industriale).


Ancora una volta il Sindaco ha citato i luoghi della Toscana come esempio da seguire. Ha spiegato che la bravura di chi vive in quei posti è stata quella di preservare il territorio anche quando i terreni agricoli valevano davvero poco e si potevano comprare a buon mercato. Questa voglia di mantenere la propria identità, questo desiderio di tutelare l’integrità del territorio ha portato i suoi frutti. Adesso in zone come la Val d’Orcia o le colline senesi il valore dei terreni (sempre agricoli) è alle stelle.


Ha fatto bene a spiegarcelo. E’ importante per noi sapere che garantire al territorio un’economia rinnovabile come quella ba- sata sull’agricoltura darà in prospettiva maggiore ricchezza, maggiore benessere e maggiore qualità della vita della mera speculazione fondiaria (dove a guadagnare poi non sono i proprietari ma i costruttori senza scrupoli). Ha fatto davvero bene a darci queste illuminanti informazioni. Anzi, per una volta, siamo completamente d’accordo con lui. Ora si tratterà solo di trovare qualcuno che queste cose le spieghi a lui e, soprattutto, al suo vicesindaco.

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