24 agosto 2009

Il Silenzio degli insipienti

Non una parola sulle dimissioni di Di Stefano. Silenzio tombale sulla gestione dell’appalto della mensa. Scomposta fuga per non rispondere alle interrogazioni. Una nuova imbarazzante figuraccia della maggioranza.



Dopo un mese e mezzo alla fine sono riusciti a convocare il consiglio comunale. C’erano un paio di delibere di bilancio che non potevano aspettare e quindi “hanno” deciso di svolgere il consiglio l’ultimo venerdì del mese di luglio, con quattro settimane di ritardo rispetto alla data concordata.


Le sedute consiliari rappresentano l’unica opportunità di un confronto pubblico con i nostri amministratori e sono le occasioni che noi utilizziamo per cercare di affrontare importanti questioni.


Con fatica, certo, perché gli esponenti della maggioranza cercano in tutti i modi di “tapparci la bocca” quando solleviamo problemi che riguardano il paese o che mettono in luce alcune “stravaganze” del loro modo di gestire la pubblica amministrazione. In particolare il vicesindaco comincia ad agitarsi sulla propria sedia e cerca di costringere chi conduce l’assemblea a toglierci la parola. La sua argomentazione è sempre la stessa “non è all’ordine del giorno”. Nulla che possa apparire una critica al loro modo di agire dovrebbe mai essere all’ordine del giorno.


Nella loro personale visione della “politica” i consigli comunali dovrebbero servire semplicemente a ratificare le decisioni prese nel “Palazzo”, senza confronto, senza contraddittorio, senza informazione. Un passaggio burocratico per dare una parvenza formale di correttezza procedurale. Nulla di più.


Parliamone ora, dunque, delle questioni che vorremmo affrontare in un contraddittorio pubblico e cerchiamo di capire come mai ogni volta replicano col silenzio o con la fuga.


La prima questione che abbiamo posto è stata quella delle dimissioni dell’assessore Remo Di Stefano. Dimissioni che hanno cercato di tenere nascoste e sulle quali hanno sempre cercato di evitare di esprimere una qualsivoglia considerazione di carattere politico. Per avere copia della lettera di dimissioni abbiamo dovuto fare una richiesta scritta al Sindaco e farla protocollare in Comune. Sono trascorse alcune settimane prima di poterla vedere. Quando finalmente ne siamo entrati in possesso abbiamo scoperto che Remo Di Stefano, correttamente, aveva inviato la lettera a tutti i consiglieri comunali. Peccato che nessuno si sia preso la briga di recapitarla ai destinatari. Chi è responsabile di questa – grave – mancanza? Giriamo nuovamente la domanda agli interessati (in consiglio non hanno risposto, come da copione). In una situazione normale si chiama “omissione di atti d’ufficio” ed è un comportamento ingiustificabile. Questo episodio fa nascere il sospetto che altre missive non ci siano mai state consegnate. E se qualche cittadino ha pensato di scriverci attraverso il Comune potrebbe essere rimasto deluso dal nostro silenzio. Ebbene, si sappia, “qualcuno” ha deciso che ai consiglieri di minoranza non debba neppure essere consegnata la posta. Magari anche in questa circostanza si scaricherà la colpa “agli uffici”. Torniamo alle dimissioni e proviamo a ricostruire la vicenda. Remo Di Stefano ha rassegnato le proprie dimissioni da assessore il 19 maggio scorso. Dimissioni che, secondo la legge e la giurisprudenza, dovrebbero ormai essere efficaci. Non per il Segretario che interpretando a piacimento le norme ha deciso che le dimissioni non valgono fino a quando non vengono ratificate dal Sindaco, inventandosi di sana pianta una disciplina “ad hoc” per la situazione labicana. Abbiamo chiesto lumi anche sull’indennità di carica che, a quanto pare, l’ex assessore sta continuando a percepire. Dall’amministrazione un muro di gomma. Anzi, hanno cercato di fermare il dibattito forzando in modo vergognoso il regolamento comunale. A questo punto abbiamo presentato un ordine del giorno con cui abbiamo chiesto di chiarire pubblicamente la vicenda. E qui la maggioranza è riuscita in qualcosa che va al di là di ogni pudore.


Hanno votato tutti contro (a parte Di Stefano che si è astenuto, in quanto parte in causa). Dunque per i consiglieri di maggioranza bisogna tenere nascoste questioni importanti come il sapere chi e a che titolo ha la responsabilità su materie come urbanistica e bilancio, bisogna occultare il fatto che c’è qualcuno che percepisce uno stipendio senza fare nulla e via dicendo. E il fatto che abbiano votato contro la nostra richiesta di trasparenza dà la misura di come gestiscono la pubblica amministrazione: nell’ombra e senza nulla far sapere ai cittadini. A conferma di questo c’è la seconda questione che abbiamo provato a sollevare: ossia la gestione “carbonara” di una delle questioni più importanti e più delicate che l’ente locale è chiamato ad affrontare: l’appalto per la mensa scolastica. Come abbiamo già avuto modo di dire avremmo voluto che il capitolato venisse gestito in modo trasparente e cercando il contributo di tutti, anche e soprattutto delle persone che, per impegno e competenza, seguono da anni il problema. Nulla da fare. Si sono guardati bene dal portare la questione in commissione (e tantomeno in consiglio) e il Segretario ha risposto alla mia richiesta con una lettera molto dura. In pratica il Segretario – il cui comportamento lo rende sempre meno garante della legalità e sempre più organico alla maggioranza – ha sostenuto una tesi veramente singolare, ossia che un appalto come quello della mensa scolastica è completamente sottratto all’indirizzo dell’amministrazione politica, ma è del tutto affidato al responsabile del servizio. Tesi avvalorata dall’autorevole esperto di diritto amministrativo, il nostro vicesindaco, che mi ha dato una pubblica lezione con un’intervista su un quotidiano locale. Peccato che non sia stato capace di reggere il contraddittorio pubblico a cui l’ho invitato in consiglio comunale. Peccato che né lui né il Segretario (non mi è chiaro se suo o del Comune) siano stati in grado di argomentare leggi, dottrina e giurisprudenza alla mano una sì audace tesi giuridica. Io, nel mio piccolo, mi ero attrezzato con la normativa vigente, sentenze amministrative, analisi dottrinarie, prassi applicativa.


L’unica cosa di cui sono stati capaci è di mettermi a tacere. Non una risposta sul merito, non una replica sui contenuti. Solo l’arroganza del potere di levarmi la parola. Chiunque abbia assistito al consiglio si è potuto rendere conto dell’incapacità di chi amministra di argomentare le proprie tesi. E quando Spezzano ha ironicamente definito “monarchia” il modello di governo adottato dalla maggioranza è stata pronta la replica della capogruppo Ricci che ha detto “la monarchia di chi ha più voti”.


Come se prendere più voti giustificasse ogni cosa, anche il mancato rispetto delle regole democratiche. Altre questioni avremmo voluto sollevare, ma non c’è stato nulla da fare. Siamo passati agli atti di bilancio, sul primo dei quali ancora una volta il vicesindaco faceva pressioni sul Presidente asserendo che non dovevo intervenire (è letteralmente terrorizzato all’idea) ed è stato veramente imbarazzante vedere che nessuno della maggioranza sapeva di cosa si parlava. Non c’era nessuno che avesse voglia di illustrare i provvedimenti. E, solo dopo le nostre insistenze, il Sindaco ha di malavoglia farfugliato qualcosa nel maldestro tentativo di spiegarne il contenuto. Verso le 14 si è capito che non avremmo fatto in tempo ad esaminare gli atti relativi alla variante al P.R.G. e abbiamo chiesto di passare alle interrogazioni. Ero stato fin troppo facile profeta nel pronosticare che non avrebbero mai avuto il coraggio di rispondere. Il Sindaco – un vero acrobata del buonsenso – ha detto che avrebbe dato risposta scritta alle interrogazioni. Per l’ennesima volta smentendo sé stesso, che in diverse occasioni aveva preso il solenne impegno di rispondere in aula a tutte le interrogazioni, se l’è svignata. A rendere ancora più imbarazzante la fuga è stata la motivazione: “motivi istituzionali”. Quali? Abbiamo chiesto. Al momento non gli è venuto in mente nulla. Poi un lampo: “mi devo vedere col Sindaco di Valmontone”. E perché? Insistiamo.


Qui la risposta non è intellegibile. L’imbarazzo è evidente e la sensazione che sia una bugia è piuttosto netta. Ma quando Spezzano dice “adesso telefoniamo al Sindaco di Valmontone” l’irata replica (“telefona a chi c…o ti pare”) cancella ogni residuo dubbio…  

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