5 ottobre 2007

Cronache dal consiglio

Al primo punto all’ordine del giorno c’è l’approvazione dei verbali della seduta precedente. Una questione di routine e che non dovrebbe portare via che pochi minuti.
Noi però abbiamo il problema che i verbali sono l’unico atto pubblico che dia conto di quanto avviene in consiglio comunale. Già perché, come gruppo Cambiare e Vivere Labico, abbiamo chiesto di effettuare le registrazioni audio delle sedute in modo da consentire a più persone possibile di seguirne l’andamento. E abbiamo anche chiesto di fissare i consigli il sabato o nei giorni o negli orari in cui non sia necessario prendere un giorno di ferie per assistervi. Niente da fare. Il sindaco non ci ha neppure risposto. Solo un secco “le registrazioni audio non si fanno”. Solo un “i consigli si convocano di venerdì mattina”.
E allora non rimangono che i verbali. E se questi verbali sono caratterizzati da un eccesso di sintesi, si potrebbe dare una lettura incompleta e parziale del dibattito politico. Lo facciamo presente. Anche Spezzano evidenzia l’importanza della questione sollevata. Il segretario all’inizio si è sentito chiamato in causa come critica al suo operato. Chiariamo che la questione è soprattutto politica e che c’è l’esigenza di una maggiore rispondenza dei verbali al dibattito consiliare. Il vicesindaco reagisce subito in modo scomposto. Cerca di tagliar corto dicendo che non è quella la sede per porre simili questioni, ma che avremmo dovuto “prima” fare delle osservazioni per chiedere la modifica dei verbali e che quindi la questione è chiusa e bisogna passare direttamente al voto. Il sindaco, per nulla preoccupato del fatto che a condurre i lavori del consiglio sia qualcun altro (e succederà spesso nel prosieguo della seduta), si accinge ad indire la votazione.
A questo punto intervengo nuovamente, spiegando al vicesindaco e agli altri membri della maggioranza che è proprio il regolamento a prevedere la possibilità di leggere e di modificare i verbali delle sedute precedenti e giudico decisamente fuori luogo l’arroganza con cui si vuole tagliare corto. Faccio inoltre presente che, proprio per evitare un atteggiamento dilatorio, non intendiamo avvalerci della possibilità prevista dal regolamento, ma invito ad una maggiore attenzione per il futuro. Si passa dunque al voto e i verbali vengono approvati con l’astensione della minoranza.
Il secondo punto all’ordine del giorno prevede una modifica diretta dello Statuto del Comune. Una modifica attraverso la quale si vuole istituire la figura del Presidente del Consiglio. Ometto la relazione introduttiva del Sindaco che nel mio intervento definisco un po’ troppo sintetica (qualcosa del tipo “abbiamo deciso così”). Tutti i consiglieri della minoranza intervengono su questo punto in modo compatto. In particolare io apro il mio intervento giudicando la proposta “irricevibile”, non tanto per il merito (sul quale esprimiamo un sostanziale accordo), ma per il metodo. Perché riteniamo inconcepibile che la maggioranza proponga (anzi imponga, o perlomeno cerchi di farlo) una modifica di una norma (definita da Spezzano la “Magna Charta” e da Paris la “Costituzione” del Comune, per enfatizzarne l’importanza a livello locale) che detta il quadro delle regole a cui bisogna ispirarsi nei rapporti tra giunta e consiglio da una parte e tra maggioranza e opposizione dall’altra. Le regole – sottolineo – intanto vanno rispettate per intero e dall’inizio, e così faccio riferimento alla mancata istituzione delle Commissioni Consiliari (giudicate evidentemente un pericoloso cedimento alla democrazia) e annuncio la possibilità che, in assenza di impegni precisi, il gruppo di Cambiare e Vivere Labico si rivolga direttamente alla prefettura per chiedere il rispetto delle regole. Inoltre ricordo che le regole di civile convivenza, proprio perché riguardano tutti, dovrebbero essere approvate coinvolgendo anche la minoranza e non stabilite unilateralmente e con arroganza, come in un passato non troppo lontano è stato fatto anche con la legge elettorale. Sia Giovannoli che Tulli intervengono per chiedere che vi siano davvero dialogo e collaborazione da parte della maggioranza. Il dibattito su questo punto è molto lungo e accalorato. Gli interventi però li fa solo la minoranza. Provo ad invitare i consiglieri di maggioranza ad esprimere il proprio parere in proposito, ma vengo accolto da una selva di proteste, tra cui un memorabile “non ci puoi imporre di intervenire”, travisando completamente le mie parole.
Dall’invito o finanche dall’esortazione all’imposizione il passo è lungo, ma a volte si riesce a fare confusione lo stesso. A questo punto Paris chiede alla presidenza se sia prevista una maggioranza qualificata per modificare lo Statuto. Nessuna maggioranza qualificata. A me il dubbio è venuto. Nel frattempo il Sindaco – che palesa gran fretta di approvare la modifica – indice la votazione.
Le mie perplessità aumentano. Spezzano lascia l’aula. I miei dubbi si trasformano. Il sindaco declama soddisfatto “Undici favorevoli, quattro contrari: è approvato”.
No, intervengo io, chiedo la rettifica della proclamazione: “Non è approvato”. Mi guardano perplessi e interrogativi. L’espressione del sindaco è quella memorabile del piccolo Arnold di una fortunata serie televisiva: “Che diavolo stai dicendo?”. Cito il decreto legislativo n. 267 del 2000, Testo Unico degli Enti Locali, e la norma che prevede una maggioranza qualificata dei due terzi per le modifiche statutarie. Maggioranza di cui la maggioranza (mi si perdoni il calembour) non dispone al momento. Il Sindaco cerca di liquidare la questione senza affrontarla. Gesto da grande statista. Vabbé poi si vedrà. Mi impunto. Chiedo l’intervento del segretario come garante della legalità. L’imbarazzo è palpabile.
Alla fine Giordani cede e recita a mezza bocca: “Non è approvato”. Solo fino alla prossima volta, ma per il momento l’arroganza ha subito una battuta di arresto e sono soddisfazioni importanti.
Terzo punto. Realizzazione attività programmata e verifica equilibri di bilancio. La relazione è fatta dall’assessore competente, Giorgio Scaccia. Una relazione molto incentrata sulle norme che impongono l’obbligo del documento contabile, ma senza dire una sola cifra sulle scelte dell’amministrazione. Scaccia si giustifica dicendo che le cifre sono tutte nel documento.
Così i cittadini che assistono al consiglio sappiano che se si aspettano chiarimenti sulle scelte contabili del comune, possono tranquillamente fare a meno di assistere alle sedute: non serve. Per fortuna ci pensa Paris, nell’intervento di apertura, a mettere in evidenza le zone d’ombra del quadro contabile. Spiegando ad esempio che l’avanzo di cassa si è dimezzato rispetto all’anno precedente e che alcune voci in attivo nascondono qualcosa che definire ottimismo è sicuramente riduttivo. Anche io e Spezzano sottolineiamo le incongruenze delle scelte dell’amministrazione e chiediamo delucidazioni sulle maggiori spese previste in un aggregato troppo ampio per poter individuare le singole voci. La preoccupazione è che ci sia stata una crescita delle spese e degli interventi dovuta alle imminenti consultazioni elettorali.
Non è dato saperlo. In compenso c’è un’interrogazione con queste domande. Attendiamo fiduciosi la risposta.
Da parte mia esprimo un giudizio negativo sulle politiche per la sicurezza stradale, quando è basata semplicemente sull’installazione di un autovelox. Che diventa in pratica un modo per fare cassa. Chiedo quindi scelte diverse e maggiormente orientate ad interventi per ridurre i pericoli “prima” e non per sanzionarli “dopo”. Il sindaco annuisce. E’ già qualcosa. Comunque si passa al voto. Undici favorevoli e cinque astenuti.
Quarto punto. Decentramento delle funzioni catastali.
Qui la faccio davvero breve. La legge Bassanini, come modificata dalla finanziaria 2007, impone ai comuni di scegliere le modalità tecnico-operative per il trasferimento delle funzioni agli stessi comuni, indicando alcune possibili strade. Il Comune di Labico opta per un futuribile polo catastale affidato a Colleferro. La norma prevede la possibilità di un “ripensamento” entro il 200- 9. Noi, nel quadro di incertezza che si va delineando, esprimiamo qualche perplessità nel decidere di fare un salto al buio e preferiremmo mantenere lo status quo e attendere gli sviluppi futuri. Comunque la decisione è già presa e si tratta solo di ratificarla. E quindi si ratifica.
Quinto punto. Approvazione comparto attuativo schema di convenzione piano particolareggiato in località Colle alto. È proprio su questo punto che durante lo scorso consiglio comunale la maggioranza si è incagliata. Il Sindaco in quella circostanza aveva preso l’impegno di individuare una viabilità alternativa per ridurre il disagio degli abitanti della zona. L’impegno non è stato mantenuto e la convenzione è stata portata in consiglio tal quale. La motivazione è semplice: quello che conta è il profitto di chi ha investito nel progetto. Tutto il resto – corretta pianificazione del territorio, tutela della salute dei cittadini, ecc. – non conta. Su questo punto il primo ad intervenire è Spezzano. Giudica negativamente le scelte dell’amministrazione e chiede di rivedere un’impostazione che non tiene conto della presenza di una variante al piano regolatore e delle osservazioni presentate dai cittadini al nuovo strumento urbanistico. Il mio intervento si concentra sulla cattiva qualità della programmazione urbanistica dei nostri amministratori. E attribuisco all’attuale amministrazione – attesa la chiara continuità con le amministrazioni precedenti – la responsabilità di scelte che hanno causato la devastazione del territorio ed una crescita disordinata ed incoerente dell’edificato. Con tre aree produttive in meno di 12 chilometri quadrati e con una gravissima carenza di opere infrastrutturali. Qualcuno si spazientisce sulla “continuità”. Tra questi l’assessore Scaccia che rivendica la sua autonomia politica. Faccio presente che, da come ha votato nella passata consiliatura, non ci sono dubbi sulla sua immutata contiguità con l’amministrazione e, aggiungo adesso, bisogna ricordare che è stato anche il presidente della commissione che ha predisposto la variante al piano regolatore. La discussione dura molto.
Interviene persino il responsabile dell’area tecnica, Taccheri, per spiegare che la delibera va approvata perché i diritti edificatori non possono essere cancellati. Tutti a dire “la legge” ce lo impone (affermazione apodittica con premessa indefinita, una perla di nonsense). La legge non impone un bel nulla. Ricordo a Taccheri e al consiglio comunale tutto che lo Statuto Albertino prevedeva l’assolutezza del diritto di proprietà (ma da allora un po’ di tempo è passato). Con l’avvento della Repubblica e della Costituzione, questo diritto è stato profondamente ridimensionato. Bisogna tenere conto in primis degli interessi della collettività. E lo “ius aedificandi” non è più una certezza assoluta, non a caso “la legge” (in questo caso sarebbe il D.P.R. 380/2001) si affida ad un permesso di costruire, che in passato era addirittura una concessione… ma qui ci si perde in rivoli giuridici. La maggioranza comunque si arrocca. Intanto passa la delibera – e il profitto è salvo -, poi, casomai si pensa alla salute dei cittadini. Galli sembra che ci tenga più di ogni altro (alla delibera, non alla salute). Per la minoranza urge senso di responsabilità: ci sono cittadini che da queste scelte verranno danneggiati, però forse si può agire per la “riduzione del danno”. Chiediamo una breve sospensione.
Ce l’accordano. Parliamo brevemente tra noi e con i cittadini interessati. Cerchiamo almeno un impegno formale dell’amministrazione su alcuni punti. Formuliamo rapidamente una risoluzione che prevede l’individuazione di una viabilità che non crei disagio per gli abitanti e la riqualificazione urbanistica della zona. C’è uno spiraglio di dialogo e accettano la nostra proposta.
In cambio ci asteniamo. In dichiarazione di voto devo esprimere tutta la mia contrarietà alla scelta di creare una zona produttiva in prossimità delle abitazioni, però confermo l’astensione del gruppo. Si vota. Undici favorevoli e cinque astenuti. Galli se ne va soddisfatto.
Sesto e, per questa seduta, ultimo punto. Rinnovo convenzione Tarsu. In parte il rinnovo della convenzione dipende dall’interrogazione a prima firma Paris presentata a luglio scorso. Paris coglie l’occasione per fare presente che il prezzo dell’inerzia amministrativa ancora una volta è stato pagato dai cittadini. Da parte mia faccio presente che sarebbe necessario avviare una politica per la raccolta differenziata dei rifiuti e per la riduzione della produzione. C’è bisogno di un’azione di sensibilizzazione e di informazione, mentre registro il preoccupante dato di una percentuale di raccolta differenziata bassissimo.
Faccio presente che tutto ciò incide sul costo complessivo del servizio. Interviene il consigliere delegato all’ambiente, Luciano Galli, che illustra i suoi propositi per migliorare la situazione. Staremo a vedere. L’unica certezza, al momento, è che l’ambiente, come la salute, non è esattamente tra le priorità di questa amministrazione.

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